La scuola non è al sicuro, siamo nella quarta ondata epidemica e ancora non si sa che pesci prendere, è solo tutto un tira e molla a chi è più forte? Si sperava che al rientro dalle vacanze delle festività natalizie tutto sarebbe stato più chiaro, e invece no.
I numeri parlano da soli, la Sicilia è sfinita, la sanità è ad un passo dal collasso e ancora non vi è una zona di delimitazione. Prima la si temeva, oggi quasi si desidera la zona arancione, se non rossa, nel tentativo di limitare i danni e contenere i contagi. E come ogni cosa, la scuola risente maggiormente di tutto il trambusto, vedendo traballare il terreno dell’istruzione e del futuro di tanti bambini e giovani, che diciamocelo, in questa terra non nutrono più così tante speranze.
Le troppe opinioni e versioni di una storia portano spesso a perdere di vista il vero obiettivo. Il reale motivo per il quale ci si batte o semplicemente si va avanti. Ed in questa storia, dove a tessere i fili della ragnatela che ci tiene tutti saldamente legati e dipendenti dagli altri c’è il covid, la paura, sembra non cessare più.
Ed è proprio questo fuoco ad alimentare la contrarietà dei genitori di bambini in età scolare che si stanno battendo affinché le scuole rimangano chiuse e si proceda con la Dad.
Ci barcameniamo da giorni tra ordinanze dei sindaci che dispongono la chiusura delle scuole, ricorsi e bocciature del Tar, senza trovare una soluzione adeguata.
Mercoledì l’Anci, apprendendo l’adesione di centinaia di comuni, aveva comunicato ai sindaci la disposizione di sospendere le lezioni in presenza fino a lunedì prossimo. Ciò nonostante fosse già presa la decisione della task force della Regione sul ritorno in classe a partire da ieri. La motivazione sostenuta è quella che in assenza di dati certi sulla diffusione della pandemia sarebbe stato consigliabile proseguire con la didattica a distanza.
Il Tar di Catania ha accolto l’istanza del comitato “Scuola in presenza” sospendendo l’efficacia dell’ordinanza del sindaco di Messina. De Luca aveva sospeso la didattica in presenza sino al 23 gennaio. Pertanto, oggi gli studenti tornano in classe.
Questa permanenza tra le mura domestiche si protrarrà al contrario per gli studenti della città metropolitana di Catania. Senza scoop dell’ultimo munito gli studenti dovranno tornare a sedersi ai banchi di scuola lunedì 17 gennaio.
La scuola resta in dad, dopo le ordinanze dei sindaci, anche per gli studenti di Palermo e quelli di Agrigento in attesa che il Tar dia il proprio verdetto sui provvedimenti di chiusura.
Il fulcro della discordia sta nel fatto che i genitori non vogliono mandare i figli a scuola. I quali, andando a scuola con queste scarse condizioni di sicurezza, sono quindi esposti al rischio di contagio. Ma al momento secondo quanto sembrerebbe, l’alto numero dei contagi non sarebbe abbastanza da sospendere la didattica in presenza.
Secondo quanto si evince, la legge nazionale dispone la chiusura delle scuole solo in zone rosse e arancioni e previo parare dell’Asp. Il provvedimento amministrativo dei sindaci appare dunque illegittimo, alla luce del fatto che nessuna delle predette città risulti rientrare in questi parametri.
Sembra assurdo adesso lo scontro tra Regine Sicilia e i sindaci della stessa isola che non faccia che gravare sulle spalle della scuola pubblica statale. Nascondendo il reale desiderio della politica siciliana e di tutta al sfera sindacale dell’ingresso della Sicilia in zona arancione o direttamente rossa per consentire finalmente la didattica a distanza.
E queste alla fine sono solo parole che ancora una volta lasciano un gusto amaro con cui dover fare i conti mentre continuiamo a vagare nell’incertezza di ciò che sarà.