Sant’Agata in festa a Catania dal 5 febbraio tra archeologia, femminismo e arte contemporanea
Sant’Agata la terza festa religiosa più importante del mondo
Quella di Sant’Agata è la terza festa religiosa più importante del mondo dopo la Settimana Santa di Siviglia e la Festa del Corpus Domini di Guzco in Perù. La festa segue dei giorni ben precisi coincidenti con i momenti più importanti del martirio e della morte della giovane Agata, avvenuta nel 251 d.C. Il 3 febbraio, infatti, è la data del martirio della Santa etnea (a cui furono asportate le mammelle), mentre la data di agosto (17 agosto) ricorda il ritorno a Catania delle sue spoglie, che erano state portate a Costantinopoli (l’attuale Instabul).
Adorando Agata On the road
La Fondazione OELLE Mediterraneo in occasione delle festività agatine porta in mostra il progetto Adorando Agata On the road che mira a contribuire al racconto dell’unicità di questa festa religiosa e di popolo, conosciuta in tutto il mondo. «In un momento di grande vuoto involontario di possibilità e prospettive, abbiamo sentito la necessità-dichiara Ornella Laneri, presidente della Fondazione OELLE- di dare il nostro contributo, attraverso il linguaggio dell’arte, a una città che si trova per la prima volta in devozione silente. Con la mostra, renderemo fruibili per tutto il mese di febbraio gli spazi della nostra Fon Art Gallery a tutti, siano essi viaggiatori, devoti o laici». L’iniziativa ha un duplice scopo. Da un lato, infatti, emerge chiaro l’intento di far conoscere un’altra visione del culto ponendo l’accento sul rapporto tra Agata e le strade di Catania con i suoi rumori della festa. E dall’altro: Agata e i suoni di una città senza filtri. Si orienta così, quindi, il documentario ideato dall’archeologo Nicola Laneri e nelle opere fotografiche di Gabriele Diego Bonsangue, Annita Del Zoppo, Carmelo Nicosia e Anna Tusa.
Archeologia: il ruolo della donna nella spiritualità delle società antiche
Il progetto si apre con il video-documentario ideato e scritto da Nicola Laneri e diretto da Filippo Arlotta, che si propone di investigare il ruolo svolto dalla donna nella spiritualità delle società antiche, tramite il mescolamento delle immagini della festa di sant’Agata e di oggetti archeologici legati alla devozione di figure femminili classiche.
Sant’Agata Donna e Madre di Catania
Il documentario diventa, quindi, un racconto poetico che mette a nudo la devozione del popolo catanese che, tra il 3 e il 5 febbraio, si ferma per vestirsi di bianco e seguire la “Donna” catanese per eccellenza. Una festa dedicata a una donna che, come a Palermo per santa Rosalia e a Siracusa per santa Lucia, trasforma quella dimensione maschilista tipica della società siciliana in qualcosa di diverso, in cui Agata diviene la “Madre” di tutti i devoti.
Arte contemporanea: la fotografia
Il percorso espositivo è corredato con un’inedita esposizione di fotografia contemporanea. A partire dalla sequenza fotografica di Gabriele Diego Bonsangue dal titolo “Segni urbani di devozione”, ideata con l’intento di mappare e documentare le edicole votive dedicate alla Santa Patrona del capoluogo etneo. Il progetto assume connotati di più ampio respiro proponendosi di evidenziare la profonda relazione tra fede, cultura popolare e città. L’atmosfera di una città che dorme, in cui l’icona sacra diviene protagonista del suo territorio. La foto di Carmelo Nicosia, “Agata on the road” esalta, invece, il mix tra sacro e profano: riproduce un murales, un affresco contemporaneo realizzato all’esterno del muro di cinta della sede di Barriera dell’Accademia di Belle Arti di Catania, assommando in sé il volto pop penetrante e sorridente della Santa e i colori di Catania.
Femminismo: Sant’Agata è folklore e potenza femminile
L’immagine di Anna Tusa “L’incontro” proietta lo spettatore nel cuore della festa con gli occhi di un devoto, avvolto dalla maestosa architettura barocca della Collegiata in un’atmosfera sospesa. Sotto una pioggia battente, la processione avanza lentamente, tra preghiere, penitenza, folklore e canti di devozione. Nella serie di scatti “Cittadini” di Annita Del Zoppo, invece, viene mostrata la ritualità preparatoria alla festa: il devoto e la città tutta si vestono di bianco. La foto “Agata/Kali” di un autore anonimo, ritrovata in un deposito di un’accademia d’arte, chiude il percorso espositivo con la sorprendente sovrapposizione delle due potenti icone femminili, in un ponte simbolico tra la devozione popolare catanese e quella indù.
G.G.