Ha tentato di nascondere le tracce che lo inchiodavano per omicidio colposo derivante da violazioni delle norme per la prevenzione degli infortuni. Ad incastrare un imprenditore 82enne le immagini delle telecamere di videosorveglianza che hanno chiarito le cause della morte di un operaio, deceduto qualche giorno fa. Coinvolto per favoreggiamento personale anche un muratore di 36 anni.
La caduta
Il 12 febbraio scorso, un operaio edile di 60 anni era stato trasportato d’urgenza all’ospedale Cannizzaro di Catania per svolgere un delicato intervento chirurgico. L’uomo, infatti, aveva riscontrato diversi politraumi derivanti dalla caduta dal tetto di un’abitazione di Ramacca, dov’erano in corso lavori di rifacimento della copertura. Sfortunatamente, il 60enne, il successivo 15 febbraio, è deceduto.
In un primo momento, la testimonianza resa dall’imprenditore, aveva indicato la caduta dell’uomo come avvenuta casualmente dal tetto di un’abitazione privata di Mineo dove lo stesso appaltatore era intento, per conto proprio, alla sistemazione di un’antenna televisiva. La vittima, secondo il racconto, era salita sul tetto solo per dargli una mano a titolo personale.
Il lavoro in nero
I militari, non ritenendo esaustiva la tesi della casualità dell’incidente, hanno eseguito degli approfondimenti investigativi, avvalsisi anche dell’analisi delle immagini registrate dai sistemi di video sorveglianza attivi nella zona indicata. Dalla visione dei filmati hanno confutato la testimonianza chiarendo come la vittima stesse in realtà effettuando attività lavorativa in nero ed in violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro.
Inoltre, il 36enne, dipendente della ditta, su precisa indicazione dell’imprenditore, al verificarsi dell’incidente aveva provveduto a lavare le tracce di sangue formatesi sul pavimento del cantiere. Una mossa finalizzata ad eludere le indagini nei confronti del proprio datore di lavoro.
Sottoposto a sequestro il cantiere nelle more dell’esecuzione di ulteriori rilievi tecnici.
E.G.