Niceta, un duro colpo all’antimafia di facciata
Beni restituiti, ma cosa rimane? L'intervista a Massimo Niceta, in prima linea per la riforma delle Misure di Prevenzione Antimafia

Con la restituzione dei beni confiscati in misura preventiva a Piero, Massimo e Olimpia Niceta, la giustizia porta a segno un duro colpo all’antimafia di facciata e a quel sistema sbagliato e da correggere affinché non possa generare altre vittime innocenti. Perché i Niceta non hanno alcun legame con Matteo Messina Denaro e tanto meno con i fratelli Guttadauro.
I sospetti e le (false?) testimonianze di Angelo Niceta.
I sospetti e le accuse rivolte a Piero, Massimo e Olimpia Niceta venivano ravvisate in un pizzino attribuito a Matteo Messina Denaro dove si davano a intendere cointeressenze di tipo affaristico legate alle attività imprenditoriali dei Niceta. A dare spazio alle accuse oggi sfumate per la magistratura le ricostruzioni del cugino, Angelo Niceta, sul quale pende un procedimento penale per bancarotta fraudolenta. Angelo Niceta è inoltre il destinatario di una serie di denunce da parte dei cugini, corredate da vistose prove documentali, per avere riferito alla magistratura elementi falsi e privi di fondamento.
Chiamato a testimoniare da Nino Di Matteo nel corso del processo sulla Trattativa Stato – Mafia, Angelo Niceta è stato supportato tra gli altri da Ugo Forello di Addiopizzo e M5S – tra l’altro membro del Comitato del fondo di solidarietà per le vittime estorsione e usura del Ministero dell’Interno – per l’ottenimento del riconoscimento da parte dello stesso ministero di testimone di giustizia. Il fine? Semplice. Ricevere protezione (e a questo punto si ignora da cosa da momento in cui i cugini hanno dimostrato di non avere alcun legame con la mafia), e ovviamente, anche il mantenimento – a spese dei contribuenti – in località segreta, sebbene intervenga spesso a incontri dedicati alla lotta alla mafia e sembrerebbe un utente molto attivo sui social.
#Live con Angelo Niceta si parla di mafia, politica e impresa
Posted by Ugo Forello on Tuesday, 27 June 2017
L’intervista a Massimo Niceta.
È il 2013 quando la famiglia Niceta finisce nella morsa del sistema delle misure di prevenzione antimafia. Sapevate a cosa stavate andando incontro?
“Sì, il 2013 e non avevamo idea di cosa ci sarebbe successo, sconoscevamo le misure di prevenzione”.
Dopo le accuse della Procura, ad aggravare la vostra posizione arrivano le testimonianze di vostro cugino, Angelo Niceta.
“Le testimonianze di Angelo Niceta sono state dichiarate attendibili ma generiche.Tutto ciò perché devono proteggere un testimone di giustizia contro il quale abbiamo depositato già tre denunce per calunnia e ne stiamo
preparando una quarta”.
Oggi la stampa si risveglia vicina alla vostra vicenda, ma non sempre è stata magnanima nei vostri riguardi. Con quali effetti e ripercussioni nell’affrontare la terribile situazione in cui vi siete ritrovati da innocenti?
“La stampa solo nell’ultimo periodo ha cominciato a guardare in maniera diversa la nostra e le tante vicende legate alla prevenzione e sopratutto alla Saguto. Purtroppo ancora oggi giornalisti faziosi continuano a infangare il nostro nome estrapolando dalla sentenza alcune frasi e tentando di dipendere le nostre vicende come fosche, quando invece sono state chiarite da una archiviazione penale e un pronunciamento della corte di appello in sede di prevenzione”.
Cosa rimane oggi del vostro patrimonio?
“Del nostro patrimonio erroneamente valutato restano solo debiti: 8 società fallite, 100 dipendenti licenziati, erario fornitori e locatari non pagati”.
Misure di prevenzione, cosa andrebbe modificato e perché.
“Sulle modifiche alla prevenzione si dovrebbe parlare moltissimo. Ma la cosa più immediata da fare è la parte che precede l’allontanamento dell’imprenditore. Bisogna affiancare perché solo l’imprenditore, innocente fino a prova contraria, conosce l’azienda. Per il resto, rimando i lettori a leggere il testo delle proposte di modifica fatte dal Partito Radicale sul sito di associzioneindifesa.org”.
Oggi, alla luce dei fatti accaduti, è tornata la speranza nella giustizia italiana?
“La speranza non è mai morta, noi siamo con e per ma magistratura e sempre per Lotta alla Mafia”.
È finalmente tornata la serenità nella vostra vita: siete rinati. Quale futuro aspetta adesso alla famiglia Niceta?
“La serenità è tornata in parte perché ora dovremo affrontare tutti gli strascichi devastanti lasciati dagli amministratori che saranno altrettanto lunghi”.