Angelo Niceta, false accuse contro la famiglia?
I cugini lo denunciano "avrebbe riferito alla magistratura elementi falsi"

Niceta è lo storico rampollo della dinastia palermitana operante nel settore dell’abbigliamento che un anno e mezzo fa ha deciso di puntare il dito contro la propria famiglia gettando ombre su possibili collegamenti con la mafia.
Piero, Olimpia e Massimo Niceta rispondono al cugino Angelo con una dettagliata denuncia presentata alla Procura di Palermo il 24 luglio scorso.
Una denuncia – querela che appare carica di riscontri documentali in cui viene tratteggiata una realtà diversa rispetto a quella dipinta fino ad oggi da Angelo Niceta, balzato agli onori delle cronache, da ultimo, per avere intrapreso lo sciopero della fame al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica e ottenere protezione per lui e la sua famiglia.
Stando a quanto riportato nella denuncia, Angelo Niceta avrebbe riferito alla magistratura elementi falsi e privi di fondamento, frutto di una consapevole e pervicace volontà calunniatoria nei confronti dei suoi familiari perché mosso, secondo i querelanti, “da rancori personali riconducibili alle vicende giudiziarie relative ai dissesti finanziari addebitabili allo stesso e all’intento di sottrarsi, inscenando un finto “pentimento”, alle responsabilità civili e penali.”
Con la sentenza del 20 luglio 2012, confermata nei successivi gradi di giudizio, il Tribunale di Palermo ha dichiarato il fallimento della ditta Onofrio Niceta & C. snc e dei soci Michelangelo e Onofrio Niceta, nonché del socio di fatto Angelo Niceta sul quale, tra l’altro, pende un procedimento penale per bancarotta fraudolenta: Angelo Niceta avrebbe determinato il proprio tracollo economico, vanificando la dismissione dei beni per evitare che i creditori potessero rivendicarli. Ma lui individuerebbe nei suoi parenti la causa di tutti mali, tanto da avere giurato di volerli “distruggere anche a costo della vita”. Quindi, secondo i cugini, anche inventando di sana pianta rapporti diretti e indiretti dei suoi familiari con la mafia e i suoi esponenti.
Tra le dichiarazioni di Angelo, che risultano smentite integralmente in maniera documentale, anche la partecipazione di Francesco Guttadauro, figlio del boss Filippo Guttadauro (condannato a 16 anni di reclusione con sentenza del Tribunale di Palermo), al matrimonio di Massimo Niceta. Il fatto viene smentito in una nota dei ROS: in quella data, Francesco Guttadauro era con la futura moglie Valentina a Lampedusa.
Il riscontro operato dai ROS ha fatto sorgere il sospetto che Angelo Niceta non conoscesse neppure fisicamente – e che forse non abbia mai neppure conosciuto – i componenti della famiglia Guttadauro. Ma nonostante ciò, Angelo Niceta non ha esitato, manifestando certezza assoluta, a fornire particolari agli inquirenti, sulla presenza del soggetto da lui indicato e di improbabili e impossibili accordi raggiunti durante il ricevimento di nozze.
Nino Di Matteo e Pierangelo Padova hanno chiesto lo status di testimone di giustizia dopo la deposizione al processo della Trattativa Stato – Mafia. A sostenere Angelo Niceta affinché gli venisse riconosciuto il programma di protezione, ottenuto in via provvisoria dal Viminale, c’è anche l’esponente del movimento 5 stelle Ugo Forello.