La musica è uno strumento potentissimo e tutti ne conosciamo le infinite funzioni che questa riesce ad avere: trasmette allegria, ha una funzione rilassante, calmante. Per alcuni concilia il sonno o per altri è persino uno strumento per migliorare la concentrazione. E’ in grado di influenzare pensieri, emozioni e comportamenti. La musica soprattutto negli ultimi anni è stata oggetto di studi per le sue proprietà curative, per la sua capacità di stimolare cambiamenti emotivi e fisiologici, migliorando alcuni stati della salute umana.
Partendo da questa base, alcuni scienziati hanno approfondito la questione studiando le potenzialità dei suoni musicali nel campo della guarigione.
La musicoterapia è un processo di intervento sistematico in cui il terapeuta, attraverso i suoi strumenti e le sue esperienze musicali, aiuta il paziente a migliorare lo stato di salute.
Fondamentale è il rapporto tra il paziente e il musicoterapeuta che dovranno condividere gli obiettivi del trattamento.
I ricercatori del CoEHAR (Centro di Ricerca per la Riduzione del danno dell’Università di Catania) capitanati dal Prof. Pasquale Caponnetto (docente di Psicologia Clinica del Dipartimento di Scienze della formazione) si sono chiesti quanto la musicoterapia possa influire nei trattamenti chirurgici pre e post operatori. Hanno quindi condotto una review sistematica pubblicata su Health Psychology Research dedicata al tema “Musicoterapia e impatto psicologico-clinico in chirurgia”. I ricercatori del CoEhar hanno preso in considerazione diversi studi scientifici già pubblicati e 34 di questi hanno rispecchiato appieno il focus dell’efficacia della musicoterapia nei trattamenti chirurgici.
«L’uso della musicoterapia è ancora poco sfruttato in condizioni ospedaliere – spiega il Prof. Caponnetto – nonostante il suo utilizzo ridotto rispetto ad altri trattamenti, si è rivelata una tecnica efficace per ridurre l’ansia e lo stress pre-intra e post operatorio e per migliorare le condizioni psicofisiche post operatorie. E’ evidente che sono necessari ulteriori studi ma considerare i suoni musicali come strumenti terapeutici, peraltro non invasivi, è una strada che va seguita con cura e attenzione per i prossimi anni».