Il 19enne Pietro Morreale rimane in carcere con l’accusa di avere ucciso la fidanzata Roberta Siragusa di 17 anni di Caccamo (Palermo). Il fermo non è stato convalidato ma è stato applicato il provvedimento di custodia cautelare in carcere. Il giudice per le indagini preliminari, infatti, al termine dell’udienza di convalida e dopo una breve camera di consiglio, ha applicato la custodia cautelare presso il penitenziario. Per il GIP di Termini Imerese, non ci sarebbe pericolo di fuga quanto di inquinamento delle prove.
L’indagato sceglie la linea del silenzio
Il giovane indagato continua a preferire la linea del silenzio sulle pesantissime accuse di omicidio ai danni della fidanzata Roberta. Morreale non risponde neppure davanti al GIP. Il giudice, pertanto, ha deciso di non convalidare il fermo emesso dal procuratore Ambrogio Cartosio e dal sostituto Giacomo Barbara, ma, come ha richiesto l’accusa, la custodia cautelare in carcere. Giuseppe Di Cesare, il legale del ragazzo, invece, avrebbe chiesto gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico.
Le indagini continuano
Le indagini, intanto, continuano. Gli inquirenti, infatti, hanno sequestrato la macchina di Morreale per scandagliarla centimetro dopo centimetro alla ricerca di tracce utili e non visibili ad occhio nudo. Ieri, il Ris, inoltre, ha esteso la ricerca al campo sportivo e all’annessa palestra; che Roberta sia stata uccisa lì e il cadavere trasportato fino al dirupo? L’ipotesi è da provare ma la scientifica lavora notte e giorno per far luce sulle dinamiche della morte della giovanissima ragazza.
Il ragazzo, dal canto suo, oltre a dire “non l’ho uccisa io” avrebbe raccontato che Roberta, dopo la lite, si sarebbe cosparsa (da sola) di benzina e data fuoco. Lui avrebbe anche cercato di salvarla. La ricostruzione non convince affatto gli inquirenti anche perché sono schiaccianti le prove acquisite dalle telecamere di video-sorveglianza nei pressi del burrone. La macchina di Morreale, infatti, sarebbe stata avvistata dalle telecamere due volte nell’arco di un’ora. L’indagato, però, non ha mai riferito di essere tornato una seconda volta lungo la strada sterrata di Monte San Calogero, ma, al contrario, di avere accompagnato la ragazza sotto casa intorno alle 2:10. Prima l’accompagnamento sotto casa, poi l’autoappiccamento del fuoco. Le versioni sono, completamente, discordanti. Per la Procura il ragazzo ha agito da solo.
L’autopsia
Si aspetta con trepidazione l’autopsia del corpo della giovanissima vittima che potrà fornire elementi validi per la ricostruzione coerente e quanto più veritiera possibile degli eventi. Tuttavia, i segni trovati sul cadavere sarebbero incompatibili con la morte per combustione né sono emerse tracce di incendio nel dirupo dove è stato trovato il corpo.
Crediti foto: Yeslife
G.G.