Presentato oggi l’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia a cura della Fondazione Cesvi – Cooperazione e Sviluppo – redatto dalle ricercatrici Giovanna Badalassi e Federica Gentile.
Lo studio analizza la vulnerabilità dei bambini nelle singole regioni italiane, attraverso l’analisi dei fattori di rischio presenti sul territorio e della capacità delle amministrazioni locali di prevenire e contrastare il fenomeno tramite i servizi offerti.
La Sicilia si colloca tra le 8 regioni “a elevata criticità”, ovvero quei territori nei quali, a fronte di alte problematiche ambientali, rappresentate da fattori di rischio non corrisponde una reazione del sistema dei servizi.
In primo piano anche la Campania, Calabria, Puglia, Molise, Basilicata, Abruzzo e Marche.
Tra le regioni “virtuose” – con bassi fattori di rischio e un buon livello di servizi sul territorio : Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Veneto, Liguria, Toscana, Valle d’Aosta, Umbria.
Il Piemonte, inserito lo scorso anno tra le regioni “virtuose”, quest’anno entra, insieme alla Sardegna, nel cluster delle regioni “reattive”, ovvero che rispondono alle elevate criticità nei fattori di rischio con servizi al di sopra della media nazionale.
Tra le regioni “stabili”si trovano il Lazio e, come ogni anno, la Lombardia.
La graduatoria basata su 64 indicatori classificati rispetto a sei diverse capacità che rappresentano la struttura portante dell’Indice: capacità di cura di sé e degli altri, di vivere una vita sana, di vivere una vita sicura, di acquisire conoscenza e sapere, di lavorare e di accesso a risorse e servizi.
Ministro Elena Bonetti
«Il lavoro di Cesvi è un contributo importante a quell’azione collettiva che è necessario mettere in campo per prevenire qualsiasi forma di violenza contro i bambini e le bambine, proteggere le vittime di abusi e promuovere percorsi di curai», ha commentato la ministra per la Famiglia e le pari opportunità Elena Bonetti.
Il maltrattamento all’infanzia rimane un problema particolarmente gr
Gli ex bambini maltrattati diventano adulti che vivono con un pesante fardello di dolore che spesso scaricano sui propri figli, generando un circuito vizioso di trasmissione intergenerazionale, che solo un intervento esterno può interrompere.
«La pandemia ha aumentato in modo drammatico tutti i fattori di rischio che sono alla base del maltrattamento all’infanzia, agendo in molti casi da detonatore in situazioni di disagio pregresso: povertà e disoccupazione, deterioramento della salute mentale, isolamento e contrazione delle relazioni sociali», spiega Gloria Zavatta, presidente della Fondazione.
Intervenire proattivamente per rinforzare la resilienza di persone e famiglie, curare e formare i curanti è quindi sempre più urgente, così come investire in un capitale sociale sempre più solidale e includente.