La magica isola della Sicilia, attorniata dalle sue meraviglie è amata dai turisti in particolar modo per le sue specialità, quei piatti tipici che non si possono non provare durante il soggiorno in Sicilia.
Le 7 specialità che vi consigliamo:
Cannolo alla ricotta:
Non possiamo che suggerirvi il delizioso cannolo alla ricotta, d’obbligo durante la visita a Catania, di una bontà incredibile, fuori croccante e dentro ripieno di ricotta.
Secondo la tradizione sacra, il cannolo siciliano nacque all’interno di un convento di Caltanissetta in cui le suore, in occasione del Carnevale, si dilettavano nella preparazione di dolci di ricotta e mandorle tritate, decorati con deliziosi pezzetti di cioccolato.
Eppure, c’è una tradizione più remota che riconduce, invece, le origini del cannolo all’epoca della dominazione araba. Secondo quest’antica leggenda, infatti, il cannolo nacque tra le mura dell’Harem all’interno del Castello di Caltanissetta in cui viveva l’Emiro con le sue concubine.
Granita e brioche:
Se la famosa colazione italiana prevede un caffè o un cappuccino, in estate, per i siciliani, niente può sostituire una fresca granita accompagnata da una fragrante “brioscia”.
In Sicilia, già dal Medioevo, c’erano i cosiddetti “nivaroli”, ossia coloro che si occupavano di raccogliere la neve sull’Etna, sui Peloritani, sugli Iblei e sui Nebrodi, per poi trasportarla dove ce n’era bisogno. Le famiglie benestanti, infatti, acquistavano la neve, poi conservata in apposite case neviere, per utilizzarla nella preparazione di sorbetti (dall’arabo “sherbet”) e gelati.
Se all’inizio del ‘900 il procedimento più diffuso per la preparazione di questi era la “rattata” (grattata), la ricetta si migliorò sempre di più: nacque il pozzetto, cioè un tino di legno contenente un secchiello di zinco, che si poteva girare con una manovella. Al suo interno si inserivano il sale e la neve, chiusi da un sacco di iuta pressato. Il movimento rotatorio delle palette all’interno di questo contenitore impediva la formazione di cristalli di ghiaccio troppo grandi, generando così un’ottima miscela di granita.
Pani ca meusa:
l pani câ meusa, in italiano panino con la milza, è una specialità alimentare di Palermo, esempio di tradizione gastronomica, di cui la città vanta una lunga e consolidata storia, nel campo del cosiddetto cibo di strada. L’origine di questa pietanza si fa risalire al medioevo, quando gli ebrei palermitani impegnati nella macellazione della carne, non potendo venire retribuiti per precetto religioso, trattenevano come ricompensa le interiora che rivendevano come farcitura insieme a pane e formaggio.
Pasta alla norma:
La pasta alla norma nasce a Catania, diventando presto, grazie al suo successo, un piatto diffuso in tutta la Sicilia. Del resto, è difficile resistere ad un piatto di pasta al pomodoro (generalmente maccheroni) a cui sono aggiunte melanzane fritte, ricotta salata grattugiata e basilico a dare quel tocco di freschezza mediterranea che caratterizza il piatto e bilancia il fritto della verdura.
Ma perché questo primo piatto si chiama proprio “alla norma”? Sembra che questo nome sia stato battezzato dal commediografo catanese Nino Martoglio che, ammaliato dal profumo e dalla bontà del piatto, avrebbe esclamato: “Chista è ‘na vera Norma!”. Il riferimento è alla “Norma”, celebre opera del compositore Vincenzo Bellini, conterraneo del commediografo e della pasta.
Paste di mandorla:
La sua origine, è molto antica e anche incerta. Sembra che siano stati gli arabi a cominciare a preparare, nel VI Secolo, alimenti a base di zucchero di canna, spezie e frutta secca e, mescolando zucchero e mandorle macinate, avrebbero dato vita alla prima ricetta della pasta di mandorle, che hanno poi portato in Sicilia. Secondo la maggior parte delle fonti, però, la vera origine di questa specialità risale al 1100, nel convento della Martorana a Palermo, annesso alla cieca di Santa Maria dell’Ammiraglio. Non a caso oggi uno dei dolci a base di pasta di mandorle, o pasta reale come viene chiamata in Sicilia, è la Frutta Martorana.
Pane e panelle:
Furono gli Arabi, dominatori della Sicilia a cavallo tra il IX° e l’XI° secolo, già esperti gastronomi, ad iniziare a macinare i semi dei ceci per ricavarne una farina che, mescolata all’acqua e cotta sul fuoco, dava una sorta di impasto crudo e dal sapore non particolarmente gradevole.
Ma una sfoglia sottile di questo impasto, cotta e di piccole dimensioni, diede agli annali un prodotto dal sapore unico. Nella città di Palermo nasce quindi la prima “panella” dell’era moderna inventata dal popolino per potersi sfamare. Le panelle hanno contribuito a raccontare epoche di rara bellezza, aspetti della vita sociale irrinunciabili e grandi piaceri della vita.
Arancino:
Gli arancini possono assumere una forma arrotondata (si chiamano “arancine” a Palermo e nella parte occidentale della Sicilia) o principalmente conica (“arancini” a Catania e nella parte orientale). In particolar modo, vi consigliamo l’arancino al ragù, il gusto preferito dai siciliani.
Per quanto riguarda la storia dell’arancino siciliano, è certo che gli arabi erano soliti mangiare il timballo di riso aromatizzato con lo zafferano. Durante i banchetti infatti, si collocava un vassoio carico di riso allo zafferano al centro della tavola e lo si consumava appallottolandolo nel pugno e condendolo con carne di agnello e verdure.