La principessa non è più una fanciulla indifesa da salvare, e il principe azzurro non è più un retto giovane dall’animo puro. L’anti-fiaba di Rosalia Radosti, “Selvaggia” segna il debutto della scrittrice di fiabe di origine siciliana nel mondo del fumetto con Rebelle Edizioni, casa editrice che ha già dato prova del suo coraggio entrando nel mercato nel periodo della pandemia.
Figlia del re e della regina di Valdirosa, Selvaggia non vuole proprio saperne di seguire le rigide convenzioni sociali di corte. Ama sporcarsi di fango, praticare il tiro con l’arco, perdersi nel bosco. Ma come tutte le principesse anche lei dovrà sposarsi. Se non fosse che rifiuta tutti i pretendenti, colpevoli di essere squallidi ed interessati solo al potere. Ma sappiamo bene anche che una donna forte spaventa. E proprio per il via del suo carattere tanto coraggioso quanto ostile, ogni principe scappa a gambe levate. Fino a quando, un giorno, un ragazzo misterioso fa breccia nel cuore di Selvaggia: condividono le stesse passioni, vantano lo stesso spirito libero. Sarà lui la sua anima gemella?
Anche l’amore fa male
La magia della fiaba si frantuma presto, stride con le corone, il castello, l’atmosfera incantata. Il lieto fine stavolta non racconta il trionfo dell’amore.
«”Selvaggia”si rifà alla fiaba tradizionale ma con l’intento di ribaltarla da ogni punto di vista – ci racconta Rosalia Radosti – . È la vita vera che si intreccia alla fiaba. Nella graphic novel affronto dei temi di assoluta importanza come il femminismo, l’autodeterminazione, la tossicità delle relazioni. Tutti argomenti molto delicati di cui si parla molto in generale ma troppo poco nel mondo della narrativa ed in particolare degli strascichi che gli abusi e le violenze lasciano nelle vittime».
La necessità di essere se stessi contro i pregiudizi della società è un altro topic estremamente attuale che debutta in un ambiente “conservatore” come quello di corte.
«In realtà Selvaggia, la protagonista, non vuole ribaltare troppo i canoni della principessa. Accetta di trovare marito perchè vuole qualcuno accanto a sè e può contare sull’appoggio dei genitori che non è per niente una cosa scontata. Lo scontro che ho voluto creare è di tipo pratico – sottolinea la scrittrice di fiabe – il re e la regina cercano di estradarla nel giusto compromesso tra l’essere se stessi e la vita di corte perchè il mondo al di fuori del castello è spietato. La lotta dunque si concentra verso il mondo adulto, lontano dall’ambiente protetto e amorevole della famiglia».
Le fiabe come “istruzioni di vita”
La funzione della fiaba per il bambino è la scoperta, la maturazione della propria identità. Per l’adulto, invece, rappresenta una possibilità.
«La mia fiaba preferita è Barbablù poichè è molto diversa dalle fiabe classiche – ci confida Rosalia Radosti – . Manca l’elemento magico, non c’è neanche il principe azzurro. Insomma è una fiaba molto crudele, molto adulta ed è un ottimo incipit per affrontare la malattia mentale. Io, da scrittrice di fiabe, credo che queste debbano parlare anche società di oggi e dunque trattare temi di attualità. Una volta le fiabe venivano raccontate esclusivamente nel periodo dell’infanzia, poi la Disney ha fatto il passo successivo edulcorando i loro significati. Ma, per me, la fiaba deve essere assolutamente patrimonio anche dei giovani adulti, accompagnarli nel percorso di crescita e consapevolezza».