La televisione locale muore. A chi toccherà il 30 aprile?
Giorno dopo giorno muore un pezzo di televisione, un telegiornale alla volta si spegne, tantissimi lavoratori dell’informazione rimangono disoccupati e viene meno una voce del giornalismo. Il 30 aprile rischiano di chiudere 160 emittenti locali in tutta Italia, circa 20 nella sola Sicilia.
C’è stato un tempo in cui la Rai la faceva da padrona, imponendo una programmazione che quella doveva essere: la musica sinfonica durante la quaresima, la messa di domenica, il film una volta alla settimana, un programma di intrattenimento cassato, censurato e più volte controllato. Poi sono esplose le tv locali ed il monopolio è venuto meno. Un crogiolo di culture che da sud a nord animava le tv delle case degli italiani che amavano guardare quei telegiornali e programmi locali perché parlavano di fatti e persone a loro vicini.
Il digitale terrestre è arrivato come una mannaia, imponendo in un periodo già di grande crisi, di sottoporsi a delle spese enormi per operare il “passaggio”. Il risultato odierno è che le tv non hanno retto.
In Sicilia, pare che chiudano 4 televisioni al giorno. Non bisogna però guardare i dati per rendersi conto che ad esempio la storica Telejonica (e rete 8) non trasmette più il telegiornale, che lo stesso è capitato alla piccola e tanto seguita TRA di Acireale . Ci sono ancora altre emittenti ma pian piano si spengono letteralmente: si riducono le edizioni del telegiornale; c’è da sapere che poche blasonate come Antenna Sicilia e Telecolor mantengono ancora più edizioni ma con grandi difficoltà.
Centinaia di giornalisti ed operatori che si vedono ridurre le ore di lavoro con il risultato ulteriore che viene meno il pluralismo dell’informazione.
Francesco Di Fazio è l’amministratore delegato del circuito televisivo D-Network, un imprenditore storico, noto per aver gestito in maniera virtuosa ed equilibrata le sue televisioni, oggi è portavoce della Rea Tv Sicilia un coordinamento che riunisce le televisioni siciliane e che sta urlando la propria indignazione. Il 30 aprile verranno disattivate su richiesta dell’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) e del Ministero dello sviluppo economico le frequenze che risultano incompatibili con gli stati esteri, queste sono le frequenze che la stessa Agcom ha assegnato alle tv locali dopo avere riconosciuto ai network nazionali quelle coordinate e la numerazione del telecomando, in violazione delle norme della legge sull’antitrust. In pratica, le tv locali prima hanno avuto riconosciuto un trattamento di serie b e poi, dopo essersi accontentate, le è stato negato anche questo.
La politica in Sicilia poi non ha neanche fatto la sua parte. Tutti sono responsabili, da ultimo Crocetta, che nel suo programma elettorale aveva fatto promesse vane, non ha mai lanciato il bando per l’emittenza televisiva che prevedeva contributi economici da parte dell’Unione Europea. In Veneto il bando è stato espletato già due volte, in tutte le altre regioni almeno una volta; in Sicilia niente e ormai è troppo tardi, la tv siciliana muore e basta e i telespettatori neanche riescono ad avvertirlo nella giusta maniera.
L’impegno del rivoluzionario Governatore Crocetta a sostegno delle Tv Locali.
Posted by Reatvsicilia Sicilia on Mercoledì 15 aprile 2015
E poi adesso questa scadenza incombente del 30 aprile per cui, la dismissione di talune frequenze, imporrà alle emittenti il pagamento di canoni e costi tecnici di trasmissione elevatissimi oltre alla privazione dell’autonomia di operatori di rete.