Lo chiamano atto di solidarietà, fare la spesa per chi è “povero”. Mano nella coscienza di tutti i cristiani di Italia che oggi affollano gli ingressi dei supermercati indossando la casacca verde della “beneficienza” in nome di indeterminati poveri cui sarà destinato il ben di Dio raccolto grazie alla spontanea e generosa offerta di chi avrà donato e soprattutto di chi avrà raccolto.
Dimenticano però i coscienziosi “raccoglitori” il periodo di grande magra economica in cui viviamo. Pieni della loro voglia di ripulirsi la coscienza dando una mano a chi ha bisogno, aggrediscono letteralmente quei poveri malcapitati che al supermercato pure ci devono andare… anche se oggi è il giorno della Colletta Alimentare.
Ci sono persone che prima di andare a fare la spesa si mettono all’angolo, aprono il portafogli e contano al centesimo gli euro, calcolando con estrema precisione cosa riusciranno a comprare con il poco denaro in tasca: l’acqua, il sapone, il pane, i tovaglioli, un pacco di pasta e le merendine per i bambini (perchè anche se non è un buon periodo finanziario non puoi negare a tuo figlio le brioche che vede alla televisione e che costano un botto di soldi).
I “raccoglitori” si dividono in gruppo, i più giovani (spesso ragazzini) sbarrano la strada all’ingresso con l’ordine di non far passare alcuno se non prima viene strappata la promessa di una donazione sulla spessa. Al secondo drappello ci sono gli anziani appostati alle casse.
Due signore incasaccate rincorrono le persone “aspetti che le leggo una frase del Papa” dicono e se il richiamo al Vescovo di Roma non sortisce effetto bloccando il passaggio al carrello gridano “non vuol far beneficienza a chi ha bisogno?” Il risultato è la perdita della dignità per chi non può proprio permetterselo e con la testa basta non ha altro da dire se no “mi scusi, non ho tempo”.
Chi vuol donare sia libero di farlo.