“La scuola cattolica” vietato ai minori di 18 anni
In una società bombardata da immagini di ogni tipo, la censura cinematografica appare quasi come un’azione fuori dagli schemi.
Così le critiche hanno investito il Ministero della Cultura che, beffardamente, ha persino finanziato la realizzazione del film “La scuola cattolica” di Stefano Mordini, ispirato dall’omonimo romanzo Premio Strega di Edoardo Albinati: un racconto dettagliato degli orrori del massacro del Circeo, scavando nelle ragioni che avrebbero potuto scatenare l’ira omicida dei carnefici. Il film, presentato fuoriconcorso al Festival del Cinema di Venezia era stato inizialmente vietato ai minori di 14 anni. E fin qui tutto bene.
Ma successivamente, quando la pellicola è uscita effettivamente nelle sale per poter vedere il film bisognava essere maggiorenni. Il divieto ha scatenato l’indignazione del regista, di tutte le associazioni di categoria e delle famiglie delle vittime. Il tema della la violenza sulle donne è più che attuale. E forse proprio i giovani dovrebbero conoscere fin dove può spingersi l’essere umano, constatarne le atrocità per allontanarsene: d’altra parte Donatella e Rosaria avevano appena 17 e 19 anni quando la loro vita fu segnata per sempre.
In Italia di censura, secondo le affermazioni del ministro Dario Franceschini non se ne sarebbe più parlato. Il Ministero prosegue su questa via: il film non è stato censurato poichè è arrivato senza tagli nei cinema. Ne è stato solo limitato il pubblico.
Censura e cinema: fin dove si spinge il “politicamente corretto”
«Un regista non dovrebbe preoccuparsi del pubblico. Tu regista racconti il mondo, le tue scelte sono finalizzate al bene del film – ci spiega il regista siciliano Davide Vigore vincitore con “Dream”nella sezione corti siciliani del concorso Corti in Cortile -. Spesso è proprio l’autore che attua una forma di censura nei confronti del proprio lavoro, valuta quanto una scena possa ritenersi necessaria per film. Ma il pubblico deve rappresentare soltanto il punto d’arrivo. Se ritenessimo lo spettatore il punto focale del nostro lavoro, molti capolavori che hanno segnato la storia del cinema italiano non avrebbe mai visto la luce».
Da Pasolini, passando per Fellini e Bertolucci: c’è stata un’età in cui il cinema non ha incontrato il politicamente corretto.
«Ormai la società in cui viviamo è schiava nel politicamente corretto – prosegue Vigore – ci autocensuriamo. Potrei parlare più di una moda: oggi certe cose non potremmo più farle, anche un attore come Benigni è cambiato. La società si sta evolvendo e porta con sè una forma di falsità poichè intimamente questi valori non sono sentiti, anzi molti che la “praticano” nel proprio intimo sono persone estramamente violente. Questo conflitto di valori crea inevitabilmente un cortocircuito».
«Più andiamo avanti, più aumenta la censura. Nei programmi televisivi di tanti anni fa, c’era più libertà. Mentre stiamo creando ed assistendo ad una società dove bisogna allontare tutto ciò di violento e negativo, influenziamo l’arte. Personalmente non mi sono mai posto il problema ma il cinema indipendente mi aiuta. Io stesso da regista mi sono autocensurato per allontanare il lo spettatore dall’evento fittizio della pellicola. Poi è innegabile l’impatto visivo che acquista una scena particolarmente “forte” che rende un film spettacolare, espressivo ed estetico».
Libertà nei social ma non al cinema: il caso “La scuola cattolica”
Sesso, violenza, nudità: con un click il mondo del web offre qualsiasi contenuto a qualsiasi tipologia di utente.
«Siamo soggetti che subiamo immagini – sottolinea il giovane regista siciliano – Essendo più difficile raccogliere l’interesse del pubblico, il cinema solletica un certo nostro incubo per calamatizzare l’attenzione dello spettatore. La totale libertà di immagini sta portando ad un’attenzione sempre più morbosa».
Dunque,”l’azione di tutela” da parte del Ministero nei confronti dei minorenni che utilità può avere se navigando nel web sono facilmente esposti ad immagini di qualsiasi genere?
«Vietare la visione de “La scuola cattolica” è un’assurdità, i ragazzi crescono prima: ai tempi dei nostri nonni i 18enni non conoscevano nulla mentre i giovani d’oggi sono già esperti. Ma non possiamo astenerci da una l’altra lettura. L’arte cinematografica ha anche una funzione educativa e pedagogica, il divieto si trasforma in un messaggio formale di formazione; in quanto Istituzione ti educo e ti vieto di vederlo. Ma in sostanza a mio avviso si tratta di una provocazione sterile».