I risultati che aveva raccolto negli ultimi mesi facevano ben sperare. Ma adesso, ancor prima dell’Aifa, l’assessorato regionale alla Salute blocca ogni cura a base di Ivermectina.
L’antiparassitario era l’orgoglio del prof. Bruno Cacopardo, primario del reparto di “Malattie infettive” dell’ospedale Garibaldi Nesima di Catania che grazie al farmaco aveva curato già 30 pazienti affetti da Covid. L’azione antivirale e antinfiammatoria costituiva infatti un potente alleato contro il virus. E le guarigioni ottenute rappresentavano un piccolo ma importante passo avanti nella lotta contro il virus.
L’Ivermectina sarebbe capace di ridurre la carica virale del 99,99% in 48 ore in cellule coltivate in vitro infettate da SARS-CoV-2. Dunque sarebbe più difficile far circolare il virus. Se somministrata nelle prime fasi della malattia, potrebbe evitare facilmente i casi di intere famiglie infette o piccoli focolai, svolgendo anche una funzione di prevenzione.
La nota dell’Assessorato alla Salute
«In Europa -si legge nella nota ufficiale- l’uso di medicinali a base di Ivermectina non è autorizzato per la prevenzione e il trattamento del Covid e l’Ema non ha ricevuto alcuna domanda per autorizzarne l’uso. A seguito di recenti notizie e pubblicazioni sull’uso dell’Ivermectina, l’Ema ha esaminato le ultime evidenze pubblicate tratte da studi di laboratorio che hanno dimostrato che l’Ivermectina potrebbe bloccare la replicazione del Sars Covid. Ma a concentrazioni molto più elevate rispetto a quelle raggiunte con le dosi attualmente autorizzate».
«Gli studi clinici hanno prodotti risultati diversificati. Alcuni non hanno dimostrato nessun beneficio e sebben l’Ivermectina sia generalmente tollerata alle dosi autorizzate gli effetti indesiderati potrebbero aumentare se si utilizzassero dosaggi più elevati necessari per ottenere concentrazioni di medicinale nei polmoni che siano efficaci contro il virus. Non si può pertanto escluderne la tossicità», conclude così la circolare firmata dal dirigente generale Mario La Rocca, dal dirigente del crfv Claudia Minore e dal responsabile del servizio 7 Pasquale Cananzi.
Di fatto dunque, la Regione non pone un netto divieto ma invita caldamente le aziende ospedaliere ad abbandonare l’Ivermectina. Così anche al Garibaldi, l’antiparassitario sparisce.