Un racconto psicologico sull’esperienza della guerra a partire da una normalissima vita, quella di Tatyana: donna costretta dall’emergenza del conflitto con la Russia a compiere una scelta drastica. È il filo conduttore de Il sesto sigillo, cortometraggio diretto dal regista ucraino Georgii Biloshytskyi, che sarà proiettato in prima nazionale mercoledì 6 marzo alle ore 10 presso l’Accademia di Belle Arti di Catania.
La proiezione fa parte del progetto Conversazione intorno alla guerra tra estetica cinematografica e riflessioni geopolitiche, curato dalla professoressa Ornella Fazzina e che ha lo scopo di porre l’attenzione della comunità studentesca e accademica sull’emergenza della guerra in Ucraina. Un’iniziativa che vuole sollevare un dibattito culturale e che vedrà collegato da remoto il regista ucraino – già premiato al Festival del Cinema di Milano nel 2015 – per discutere sul suo lavoro con docenti e studenti. A discutere con lui il regista teatrale e cinematografico Daniele Salvo, il filosofo Elio Cappuccio, il professore Gianpiero Vincenzo e una cultrice di origine ucraina, Dariia Ruggieri Chorna.
Il cortometraggio Il sesto sigillo è stato finanziato con il sistema delle produzioni dal basso, ossia da una raccolta fondi nell’ambito dell’iniziativa Arte contro la guerra, lanciata a Vinnytsia (Ucraina) dall’Unione Nazionale dei Cinematografisti dell’Ucraina. Un incontro fecondo tra arte, storia, attualità e cultura che ha lo scopo di indurre una profonda riflessione su un tema tanto presente e reale. Al suo interno viene messa in risalto una personalità traumatizzata e le conseguenze che comporta l’osservare un disastro interiore ed esteriore: la scelta finale dell’eroina costringerà lo spettatore ad immedesimarsi anche in base ai propri valori ed esperienze.
Il progetto si presta a un possibile riferimento a due colossi della storia del cinema: Il settimo sigillo di Ingar Bergman (1957, Svezia) – dove viene raccontata la natura dell’essere, il posto dell’uomo nel mondo e il senso della vita e di Dio – e Il quinto sigillo di Zoltan Fabri (1976, Ungheria), nel quale si raccontano eventi della Seconda Guerra Mondiale che inducono l’uomo a scelte esistenziali. Qui, Il sesto sigillo si pone una semplice domanda: chi sarà in grado di resistere? Attingendo al simbolismo dell’Apocalisse di Giovanni nelle sue Rivelazioni, la risposta viene data per bocca di un prete. Tatyana, da testimone di un attacco missilistico nella sua città natale, rappresenta, in tal senso, un’allegoria della stessa Ucraina: «un luogo che difende il diritto alla sua esistenza nell’attuale apocalisse».