Per anni, gli abitanti di Alicudi sono stati affetti da vere e proprie allucinazioni visive e sonore. Nella misteriosa quanto selvaggiamente naturale Isola dell’arcipelago eoliano per anni la popolazione ha visto delle “Donne che volano”. Sembra una leggenda, un mito per spiegare l’estasi dei marinai davanti all’infinità del mare (simile al racconto delle Sirene che incantarono i compagni di Odisseo). Ma siamo sicuri sia solo una leggenda?
Alicudi, avvolta dal suo incredibile fascino, nasconde diverse storie tutte legate alle strane “allucinazioni di massa” che si verificavano nell’Isola, non a caso conosciuta anche come Isola delle Donne che Volano.
Alicudi, un gioiello incastonato nel mare
L’Isola è un gioiello incastonato nel mare, sotto l’immenso cielo. Tra tutte le isole eoliane è senza dubbio la più affascinate: il tempo si è fermato ad Alicudi trascinando via la baraonda dei grandi centri abitati. Nell’Isola non ci sono strade per le automobili, non ci sono i rumori caotici cittadini, esiste solo il mare come grande semaforo di riferimento. Chi abita lì è solito girare per l’Isola in groppa ai muli, con le classiche mulattiere, oppure a piedi o in bicicletta; gli abitanti sono pochi ma le storie che raccontano sono infinite.
Donne che Volano
“Donne che Volano” è il secondo nome di Alicudi. Ma perché? Nei primi anni del secolo scorso l’economia dell’Isola si basava sull’agricoltura, il turismo era solo un miraggio. Si coltivavano, in larga parte, ulivi, viti, alberi da frutto, ortaggi e segale (quest’ultime per trasformarlo in pane). Il pane è l’alimento consumato maggiormente dai contadini, questo è bene non dimenticarlo.
Proprio dal 1902, infatti, gli abitanti iniziarono ad avvistare delle “donne che volano”, donne polimorfe, dall’aspetto strano e ambiguo. Alcuni sostenevano che queste “donne” potevano trasformarsi in corvi, altri dicevano di vederle mentre tagliavano le trombe marine, altri, ancora, che venivano avvolte dalla nebbia (come per incantesimo) e sparivano via.
Di solito, il detto dice “asini volanti” non “donne volanti”; la circostanza sembrò parecchio strana. Nonostante tutto, però, la vita scorreva a ritmi lenti nell’Isola come in una realtà utopica, distante e parallela. Ma le donne non andavano via dalla mente degli abitanti. Il sospetto bussò alla porta. In breve le speculazioni allucinatorie lasciarono il posto alle spiegazioni scientifiche: le segale.
Segale cornuta contiene LSD
Ebbene, proprio le segale (dal quale si ricavava il pane) furono gli autori delle strane allucinazioni di massa. L’alimento con cui si era panificato dal 1902 al 1095 aveva subito un’infezione fungina, rendendola nera (segale cornuta). Gli arcudari la utilizzarono comunque, non sapendo che la segale cornuta contiene il principio attivo dell’LSD, potente allucinogeno. La segale cornuta, infatti, è infestata da un fungo parassita, il claviceps purpurea conosciuto come ergot. Nell‘ergot è presente un alcaloide dal forte potere psichedelico: l’acido lisergico, ingrediente base dell’LSD sintetizzato dallo svizzero Albert Hofmann. Gli effetti della segale cornuta non erano, tuttavia, sconosciuti. Era, infatti, una pianta già conosciuta dai Greci per i suoi potenti effetti sul sistema nervoso; i Greci la ingerivano in occasione dei rituali misterici.
Tutti gli abitanti, quindi, per ben 3 anni sono stati, inconsapevolmente, sotto effetto di allucinogeni. La spiegazione scientifica era arrivata ma la leggenda continuò a circolare ingrossandosi, sempre più, di alone mistico tanto è vero che l’Isola venne ribattezzata come “L’Isola delle donne che volano”.
Pane del Diavolo
Gli arcudari avevano capito che la segale cornuta provocava degli effetti “strani” ma la spiegazione scientifica arrivò, ovviamente, tempo dopo. Ed ecco che il mistero si tramutò in paura. Pensò, infatti, la chiesa locale a motivare questi strani effetti etichettando la pianta come “Pane del Diavolo”. Nessuno, quindi, la consumò più in quanto ritenuta intrisa di potenze sataniche e demoniache che si impossessavano della mente dell’uomo. Nonostante la messa al bando della segale cornuta, però, gli arcudari più anziani raccontano, ancora oggi, ai loro nipoti di aver visto, da giovani, dei sabba di streghe e strani uomini sull’Isola, senza aver ingerito nessuna sostanza psichedelica.
G.G.