Non si fanno attendere le reazioni all’inchiesta Sipario della Procura di Catania avviata di concerto con la Gdf etnea. E’ un arresto in particolare, quello del vice brigadiere delle Fiamme gialle alla Compagnia di Augusta Mauro Massari che, come riportato nel comunicato stampa della Procura, è anche “vice presidente della VI Municipalità del Comune di Catania”, ad aver provocato un vero e proprio terremoto, innanzi tutto a Librino e San Giorgio. Il presidente di Municipalità Alfio Allegra, che abbiamo raggiunto al telefono, si dice “incredulo e sconvolto, lo conosco da vent’anni, non ho neanche la forza di crederci. Mi sento come se avessi subìto una grave perdita, in questo momento mi metto nei panni della sua famiglia, vorrei rimettere ordine nelle idee e magari poterne parlare più in là”.
Ma è soprattutto Matteo Iannitti, de “I Siciliani”, a preannunciare “la richiesta di ulteriori indagini sulle refluenze che personaggi oggi arrestati e indagati potrebbero aver avuto anche all’interno della stessa amministrazione comunale, richiesta che stiamo preparando insieme a altre associazioni e soggetti politici e invieremo al nuovo prefetto appena insediato. E’ il momento di fare luce, stiamo parlando di un rischio attuale e contingente. Non possiamo cedere a un inutile giustizialismo, avviare chissà che caccia alle streghe o fare di tutta un’erba un fascio, perché sicuramente esistono funzionari onesti all’interno del Comune. Ma non si può negare l’esistenza di un problema che noi, ma anche l’allora presidente della Commissione Antimafia Nello Musumeci oggi governatore, poniamo sin dal 2016: quello delle infiltrazioni mafiose nelle istituzioni. Per molto meno ci sono stati Comuni sciolti per mafia, anche in provincia di Catania, e per inchieste che neanche toccavano politici di primo piano di quelle amministrazioni. Non diciamo che il Comune di Catania debba essere sciolto per mafia, ma pretendiamo che il prefetto intervenga”.
L’analisi di Iannitti parte da un assunto: “le vicende del clan Cappello e della famiglia Buda non sono nuove in città, ricordo l’inchiesta “Prato verde”, che già aveva rivelato le responsabilità di Orazio Buda nell’influenza della gestione di alcuni settori economici, bar e ristoranti, ma anche i parcheggi della Plaia di Catania. Non ci dimentichiamo che qualche estate fa siamo state proprio noi associazioni, insieme ad alcune testate giornalistiche, a scoprire il fatto che nella gestione delle spiagge libere, allora affidate all’assessore al Mare e, paradossalmente, alla Legalità Sarò D’Agata, con sindaco Enzo Bianco, era proprio Orazio Buda a dare i bigliettini dei parcheggi a lui appaltati attraverso “scatole cinesi” direttamente dal Comune. Quindi la caratura del soggetto era già nota”.
“Quello che svela l’inchiesta “Sipario” – sottolinea Iannitti – è il livello di gravità inedito, e presumibile, della permeabilità delle istituzioni a tutti i livelli alle infiltrazioni criminali del clan Cappello. La seconda persona arrestata, Mauro Massari, è un finanziere, un uomo dello Stato, ma anche vice presidente di Municipalità. Anzi, della VI Municipalità, la stessa sulla quale già circa quattro anni e mezzo fa, presidente Lorenzo Leone, la Commissione Antimafia allora guidata da Nello Musumeci pose un grave problema che riguardava mafia e pizzo. E’ una storia che si ripete, stavolta con un arresto, e le carte sono chiare, così come il racconto della Procura. Massari è stato eletto anche grazie al sostegno di Orazio Buda, personaggio di spicco di un’organizzazione mafiosa sul territorio. Oltre al politico che prende voti dalla mafia, ci sono anche funzionari comunali che si mettono a disposizione di Buda in un sistema corruttivo gravissimo, con il rischio concreto che anche gli uffici comunali rischiano di essere fortemente influenzati dal potere dell’organizzazione mafiosa. Mi chiedo, su quali livelli stiamo ragionando? Io ricordo il post su Facebook di Salvo Pogliese del 7 febbraio 2018 (nella foto di apertura, ndr), che sarebbe diventato sindaco il 12 giugno 2018, nel quale, esalta e accoglie a braccia aperte Massari nel nuovo ruolo politico, come consigliere di quartiere più votato, con 820 voti, e la costituzione del gruppo consiliare di Forza Italia. Insieme a Pogliese, poi confluito in Fratelli d’Italia insieme all’assessore Giuseppe Arcidiacono, ad esultare sono stati anche altri esponenti importanti di Forza Italia, Dario Daidone e Angelo Moschetto, rispettivamente coordinatore e vice provinciali di FI, Luca Sangiorgio, autorevole consigliere comunale, e Mario Privitera. Sicuramente all’epoca del post non si potevano presumere gli sviluppi scoppiati con l’inchiesta di oggi, ma non ci possiamo non chiedere cosa possa aver ottenuto il clan Cappello da politici in giunta, in consiglio comunale e comunque in ruoli ben definiti. E’ su questo che chiediamo l’intervento della Prefettura”.