
Pagati in ritardo, anzi non ancora pagati, e ritenuti mafiosi. È quanto lamentano i portatori delle candelore di Sant’Agata che fanno sapere di non avere ancora ricevuto il contributo che il comune dà a ciascuno di loro.
Si tratta di 800 euro circa, fino a tre anni fà erano 1.000 poi le cose sono cambiate.
“Abbiamo le ossa rotte – lamenta il signor Enzo portatore della candelora dei fruttivendoli – e dopo quasi un mese non abbiamo ancora ricevuto il pagamento che ci spetta”. Si fa un gran parlare della presenza della delinquenza nella festa di Sant’Agata, si additano, per lo più, proprio loro che portano i cerei e che sono parte fondamentale della festa realizzando il momento folcloristico e forse di maggiore attrattiva.
“Facciamo un gran lavoro – raccontano ancora – lo facciamo con piacere e otteniamo e desideriamo il minimo. Negli ultimi anni ci siamo adeguati alle nuove esigenze dettate dalla trasparenza: ogni candelora ha dovuto munirsi di uno statuto e di un conto corrente, malgrado ciò continuano a bistrattarci. Ogni anno, ci mettono dietro tre agenti della digos e ci trattano come dei mafiosi. Se ci fermiamo davanti al negozio di un amico che desidera darci un contributo per la festa, di cui siamo cuore pulsante, ci prendono per estortori “.
Oggi gira la voce, tra i portori, che i mandati di pagamento sono stati già firmati ma che il presidente del comitato dei festeggiamenti Francesco Marano non si decide a distribuirli.
“I tempi sono veramente cambiati – ricorda ancora il signor Enzo – al tempo della lira venivamo saldati entro il 12 di febbraio (l’ottava di Sant’Agata NdR)”.
Ricordiamo che ammonta a 400 mila euro il denaro speso dal comune per finanziare i festeggiamenti e che ci si aspetta che ampia parte venga usata per i fuochi d’artificio e per pagare la macchina umana che mette in moto le candelore ed invece.