Dimettetevi, fatelo per il bene della città di Catania

Grande imbarazzo ieri sera in consiglio comunale. Nessuno dei 24 presenti in aula ha proferito una sola parola rispetto al fatto del giorno che ha lasciato attonita la città di Catania, ovvero l’arresto disposto nei confronti del padre di Salvo Pogliese.
Il consiglio comunale di Catania teatro del paradosso
Difronte all’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta e all’evasione fiscale rivolta ad Antonio Pogliese, gli increduli sono rimasti in silenzio. Non un messaggio di conforto e invito ad affrontare a testa alta il calvario giudiziario cui andrà incontro la famiglia Pogliese. Neppure la minima esortazione a fare velocemente chiarezza su un’ombra che inevitabilmente oscura il primo cittadino, pur non essendo implicato nella vicenda. Solo silenzio. Un assordante silenzio amplificato dalla sua (comprensibile) assenza in aula che comporta puntualmente un andamento svogliato dei lavori all’ordine del giorno.
Silenzio anche all’opposizione, come un patto non scritto per la pacifica convivenza, quasi violato giacché appena accennato tra le righe, solo dalla consigliera Lidia Adorno (M5S). È stato il vicesindaco Roberto Bonaccorsi a sedare la consigliera: “Alcune cadute di stile non meritano commento”.
Eravamo consapevoli sin dal primo giorno dall’insediamento che questo consiglio comunale ci avrebbe regalato momenti carichi di tragica teatralità. Ma mai si sarebbe immaginato di toccare vette tanto alte nel paradosso. Il sindaco Pogliese, a fronte del dissesto, non aveva finito di dire “Tari in bolletta, lotta all’illegalità e caccia agli evasori” che un presunto evasore le Fiamme Gialle e la Procura di Catania glielo hanno fatto trovare in casa. Pogliese si dice sicuro dell’estraneità del padre ai fatti contestati.
Ma intanto i cittadini, pensando alle pretese avanzate per rimpinguare le casse comunali attingendo dalle loro tasche, gli volteranno le spalle. Qualcuno lo farà ridendo considerata la situazione che ha dell’incredibile, come fosse un brutto scherzo tirato della sorte. Qualcun altro lo farà invece con tanta amarezza, sino a quando non verrà fatta chiarezza. Ma i tempi della giustizia sono lunghi e nel frattempo si insedieranno i commissari.
E il consiglio comunale? Diserta
La consigliera Francesca Ricotta (Catania 2.0), dopo circa un’ora di dibattito in assemblea su temi cittadini, decide di tagliare corto e invita l’aula alla votazione del punto 4 all’OdG. 24 presenti, favorevoli 10, contrari 14 e non viene approvato.
Ebbene, Sebastiano Anastasi (Grande Catania) esorta alla celerità nella presentazione della relazione sulla delibera l’assessore Alessandro Porto perché dall’esito della votazione il consigliere percepisce che la carta è presa male.
Anastasi anima quindi il dibattito facendo notare le assenze dei consiglieri di maggioranza e opposizione, nonché i numeri risicati che spesso fanno saltare il numero legale. “Cari assessori, mi dovete usare la cortesia di dire ai consiglieri che tutte le delibere sono importanti. Non è che dobbiamo fare la chiamata alle armi per le delibere impopolari o quelle di cui abbiamo la scadenza all’ultimo minuto per l’approvazione”. E pone un ultimatum: “Io qui lo preannuncio: se non c’è certezza che la maggioranza con le sue delibere abbia la sua coesione, inviterò il Presidente a non convocare più il Consiglio perché ogni qualvolta viene convocato un consiglio comunale è un costo per la città di Catania“.
Senza entrare nel merito della delibera che di lì a poco sarà posta in votazione, il Presidente Giuseppe Castiglione concorda con il consigliere e valuta l’ipotesi di ridurre le convocazioni del consiglio una sola volta al mese.
Eliminazione dei vincoli relativi al prezzo massimo di cessione già gravanti sugli alloggi realizzati in aree P.E.E.P. convenzionati ai sensi dell’art. 35 della Legge 865/71. 17 presenti, 17 favorevoli, 9 il numero legale: la delibera è approvata.
Il colpo di scena: il paradosso del paradosso
La seduta viene quindi sospesa e rimandata alle 21:56.
Riaperta la seduta, prende parola Marco Petino. “In assenza di consiglieri alle ore 21:57 la seduta viene rinviata a domani, giovedì 14 febbraio alle ore 19:00”.
Una voce fuori campo domanda: “Unni su?” (Dove sono, trad.).
A microfono aperto lo stesso Petino risponde: “…e casi!” (…alle loro case, trad.)
Ed è lì che dovrebbero restare i consiglieri, presso le loro case, considerato quanto ci costa il consiglio comunale e quello che potrebbero risparmiare i cittadini da sedute che spesso si rivelano inutili, come fa notare il consigliere Anastasi. In questo modo non ci sarebbe nemmeno motivo di aggrapparsi alle tasche dei cittadini per mantenere in moto la macchina amministrativa del Comune con i suoi dipendenti.