Clan Santangelo, estorsione a due imprenditori di Biancavilla
Erano diventati l’incubo di due imprenditori di Biancavilla con le loro continue minacce: in carcere sono finiti Carmelo e Salvatore Scafidi e Giuseppe Calcagno.
Ad avviare le indagini i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Paternò che hanno constatato come gli indagati fossero vicini al Clan Santangelo, sodalizio mafioso attivo ad Adrano e zone limitrofe. Sottolineando in più situazione la loro appartenenza alla locale criminalità organizzata di tipo mafioso, i tre minacciavano e aggredivano due imprenditori di Biancavilla. Le loro richieste estorsive, sempre più violente, erano finalizzate a recuperare un credito vantato da una cooperativa, di cui uno solo di essi era semplice socio. La società era in fase di
liquidazione e quindi in relazione alla quale le persone offese non avevano titolo a disporre pagamenti dei debiti
pregressi.
Nel corso delle intercettazioni, gli arrestati si rivolgevano alle persone offese con frasi minacciose del tipo: « Tu mi devi dare i soldi. Io penso che a qualcuno gli faccio male. Perché giustamente io non mi posso muovere devo andare a lavorare e non posso andare a lavorare, a rubare non ci so andare, ma a fare male alle persone lo so fare».
Anche al fine di poter assicurare alla persone offesa la c.d. agli imprenditori nel procedimento di liquidazione: «Mi sto seccando ora, non mi voglio seccare. Io ti voglio bene.Tu non mi stai volendo bene a me. Tu mi stai portando a un punto che mi devo comportare male, io non mi devo comportare male. Io ti ho detto mi sono messo a disposizione, mi metto a disposizione se hai un problema con qualcuno mi puoi venire a chiamare, ti insegno la mia abitazione…»
È inoltre emersa dalle indagini l’assoluta e sconcertante indifferenza degli indagati rispetto al possibile
intervento delle Forze dell’Ordine. Uno di loro proferiva infatti la seguente frase: «Se te ne vai dai Carabinieri,
li porti qua, e li lego insieme a te nel paraurti della macchina e ci facciamo un giro per la strada!»
Su disposizione dell’Autorità Giudiziaria gli arrestati si trovano presso la casa circondariale di Catania “Bicocca” con l’accusa di estorsione, aggravata dal metodo mafioso.
E.G.