Cenere vulcanica in quantità nella provincia etnea. È allarme inalazione e smaltimento. “L’impatto della cenere sta diventando sempre più importante e sembrerebbe esserci una tendenza all’aumento dell’intensità di queste piogge”. Lo dichiara Stefano Branca, direttore Ingv ai microfoni del quotidiano La Sicilia.
Chili di sabbia e lapilli da smaltire
Stando alle stime divulgate dall’INGVvulcani si sarebbe passati dai quattro agli ottocento grammi di materiale vulcanico per metro quadrato, rilevati dallo scorso 16 febbraio, fino all’incredibile dato dei 7 chili di sabbia e lapilli che hanno coperto Milo e Zafferana la scorsa domenica. Le misurazioni compiute lunedì dai vulcanologi lo hanno confermato.
La pioggia di lapilli è stata, fino ad ora, intermittente ma gli esperti non escludono nuovi casi di diluvio “nero” sulla provincia etnea, in particolare nella fascia meridionale dell’Etna, quindi, paesi come Pedara, Misterianco, Belpasso, Trecastagni, Mascalucia fino alla città Metropolitana. Anche se la ricaduta di cenere- causa vento- si è spinta fino a Carlentini e Augusta.
Danni alla vegetazione
“Questo causa danni alla vegetazione e alle coltivazioni nelle zone più colpite- chiarisce Branca- ma ci sono anche i costi enormi per le amministrazioni pubbliche della ripulitura di strade e paesi, nonché dello smaltimento della sabbia che è un rifiuto speciale”.
Danni alla salute umana
Non solo danni alle colture ma anche all’uomo. Il materiale piroclastico, sottoforma di cenere se non viene rimossa prontamente dalle strade e dalle auto finisce per essere inalato dall’uomo, in questo senso, Branca raccomanda l’uso della mascherina che, oltre a proteggere dall’infezione Covid in atto, protegge i nostri polmoni anche dalla cenere vulcanica e da tutti i gas nocivi presenti nell’aria.
G.G.