Cavallotti, dissequestrata Euro Impianti Plus
Cavallotti: "Di fatto non ci restituiscono nulla: solo debiti. Adesso aspettiamo la decisione sui padri"

Caso Cavallotti. Oggi il tribunale di Palermo ha disposto il dissequestro di Euro Impianti Plus, società il cui capitale sociale è intestato ai figli di Gaetano e Vincenzo Cavallotti.
Euro Impianti Plus e i sequestri a cascata
Il 3 maggio scorso è stata sciolta la riserva sul procedimento iniziato a dicembre 2011. A disporre il sequestro era stato il Tribunale di Palermo, sezione misure di Prevenzione presieduto dall’ex giudice Silvana Saguto. Giudici a latere Fabio Licata (condannato per falso) e Lorenzo Chiaramonte (indagato per concorso in corruzione).
Una segnalazione dell’amministratore giudiziario Andrea Modìca De Moahc avviava il procedimento di sequestro. Amministratore giudiziario dell’Euro Impianti Plus, l’avvocato Andrea Aiello. Nel 2013, attraverso una sua segnalazione il tribunale di Palermo sequestrava altre aziende di famiglia tra le quali una di progettazione nel 2014 fino ad arrivare nello stesso anno al sequestro della Gas Natural e Italgas. Ma tutto partiva dall’Euro Impianti Plus. Si tratta insomma di un sistema di sequestri a cascata che ha risucchiato il patrimonio dei Cavallotti, culminato con l’amministrazione giudiziaria della Italgas per i rapporti sospetti tra questa azienda e la Euro Impianti Plus.
«Da una parte c’è la soddisfazione perché il Tribunale ha riconosciuto la linea difensiva dei figli», nommenta a caldo Pietro Cavallotti.
«Però – prosegue – rimane il rammarico perché ci restituiscono 6 milioni di euro di debiti dopo quasi 8 anni di processo per cose che si potevano accertare benissimo nella fase delle indagini».
«Questo conferma il sospetto che da parte di precedenti giudici c’era il disegno di distruggerci, senza leggere le carte, senza leggere alcunché. Tutto questo si poteva benissimo evitare», osserva Pietro Cavallotti che non risparmia il drammatico bilancio attuale: «Centocinquanta famiglie non avrebbero perso il posto di lavoro. Un’azienda sana, pulita, sarebbe ancora sul mercato e questo “grazie” agli amministratori giudiziari che nonostante gli esposti sono ancora in carica. Il rammarico è questo. Di fatto non ci restituiscono nulla: solo debiti. Adesso aspettiamo la decisione sui padri».