«Perché tu fornisci numeri falsi, perché di questo si tratta. Se i 24 morti che ci sono stati in un giorno li fai diventare tre al giorno, spalmati in una settimana, e diventano 3 al giorno in più, mi chiedo come faccia a dire l’assessore Razza che i dati non venivano alterati. Non riesco a capire, da uomo della strada, come si possa fare un ragionamento del genere».
È quanto si chiede Maurizio Agnello, procuratore di Trapani, nel corso di un’intervista ad Adnkronos circa l’inchiesta che ha portato all’arresto di Maria Letizia Di Liberti, dirigente generale del Dasoe e un’avviso di garanzia all’ormai ex assessore Ruggero Razza, per aver alterato i dati del bollettino Covid giornaliero.
Il materiale che proverebbe quasi una “tombola” di dati, morti e nuovi contagi è molto: «Un’altra cosa che è emersa con forza -sottolinea Agnello- è come è possibile che i dati venissero trasmesse dalle Asp all’Assessorato telefonicamente?».
«Noi pensavamo che venissero mandati telematicamente per lasciare una traccia di questo passaggio. Invece no. Niente. Nel 2021 la dirigente Di Liberti telefonava ogni giorno a Catania, Siracusa, Palermo e a tutte le altre province per avere i dati. Come si fa a gestire una pandemia con le telefonate?».
“Spalmiamoli un poco i morti”
Ma ciò che è rimasto impresso nella mente dei siciliani sono certamente i termini usati dall’assessore Razza -che ieri si è avvalso della facoltà di non rispondere- per indicare le manovre da compiere per alterare i numero di morti ed aumentare i tamponi al fine di abbassare l’Rt.
«Nell’apprendere consapevolmente dalla dirigente generale Di Liberti l’elasticità (abbassare, spalmare, togliere) con cui la stessa tratta i dati pandemici ricevuti dalle articolazioni del Servizio sanitario regionale, nulla ha da obiettare, nonostante la loro corretta elaborazione rappresenti, nell’attuale emergenza sanitaria, l’unico strumento valido per adottare idonee misure di contenimento della diffusione del virus Covid-19», afferma Caterina Brignone gip di Trapani.
«È verosimile e altamente probabile -scrive ancora- che l’alterazione di dati rilevanti abbia impedito l’adozione di misure di contenimento più severe ed efficaci e, in ogni caso, è stata preclusa ai cittadini la possibilità di informarsi correttamente sulla reale incidenza della pandemia sul territorio e di regolarsi di conseguenza», scrive ancora il giudice.
L’esempio più lampante è certamente la mancata zona rossa di Palermo: il lockdown toccava capoluogo e provincia, infatti, già dal 19 marzo. Ma tutto è stato ritoccato ad arte per rimanere nella più rassicurante zona arancione. Il motivo è ancora un mistero, ma il movente più plausibile sembrerebbe l’apparenza di una macchina sanitaria impeccabile ed efficiente.
E.G.