In Sicilia il legame con la magia si avverte tra le onde del mare, tra i campi, nei monumenti millenari testimoni di tutti i popoli che hanno lasciato una parte di sè sull’Isola. E anche in un albero piuttosto robusto.
Si trova sulla Terra da duemila anni, le sue foglie sono affusolate, la sua resina è definita magica. La leggenda racconta che sia nato dal sangue di una ferita inferta da Ercole a Ladone, il drago dalle cento teste che parlava tutte le lingue del mondo. Questo custodiva nel Giardino delle Esperidi, ai confini occidentali del mondo, l’Albero dei Pomi d’Oro sacro ad Era. Secondo una delle tante versioni del mito fu proprio Ercole ad ucciderlo con una freccia. Ladone venne trasformato nella costellazione del Drago, ma da una ferita uscì del sangue che diede vita all’albero di Dracaena draco.
A differenza degli altri arbusti, l’albero del Drago non presenta anelli nel tronco, dunque non è possibile verificare perfettamente la sua età. La sua presenza tanto antica, però, ha un degno avversario che si trova a Tenerife e si chiama “El drago milenario”, noto anche come “Drago de Icod de los Vinos”. L’esemplare è considerato il più grande in assoluto, tanto magico da essere venerato dai Guanci, il popolo di orgine Nordafricana che abitava le Canarie prima della conquista spagnola. Il “Draceana draco”, simbolo di Tenerife, è stato dichiarato monumento nazionale nel 1917.
La resina magica
La resina estratta dal’albero del Drago a contatto con l’aria diventa rossa. Questa particolarità ha contribuito ad accrescere l’alone di magia intorno a questo arbusto. La resina considerata vero e proprio “sangue di drago” acquisiva un prezzo molto alto sul mercato. Ma chi ne faceva uso? E per cosa?
Maghi, alchimisti e guaritori adoperavano questa resina per curare emorragie, ferite, piaghe e lebbra in quanto si pensava che il “sangue di drago” fortificasse quello umano. Oltre ai benefici medici, la resina dell’Albero del Drago, inoltre, serviva a tingere stoffe e oggetti, riuscendo anche a combattere la ruggine.
Attualmente sono pochi gli esemplari in tutto il mondo: in Sicilia ce ne sono 7 dislocati tra Catania, Palermo e Messina.