Inchiesta ambulanza della morte, il caso è ancora aperto e vede adesso l’arresto dopo la condanna di Agatino Scalisi. L’uomo ricopriva il ruolo di barelliere sul mezzo che avrebbe dovuto portare in tempo i pazienti presso l’ospedale di Biancavilla. Invece di farli arrivare deceduti, volutamente.
Condannato e arrestato il barelliere implicato nel caso dell’ambulanza della morte a Biancavilla. Lo Scalisi è interessato da una sentenza di condanna in primo grado a 30 anni di reclusione. Peraltro indagato principalmente per omicidio volontario pluriaggravato ed estorsione aggravata e continuata in concorso.
Nel caso furono rinviati a giudizio due barellieri, Garofalo Davide e lo stesso Agatino Scalisi. La prima Corte d’assise di Catania ha condannato all’ergastolo Davide Garofalo a conclusione del processo di primo grado per omicidio aggravato e estorsione aggravata dal metodo mafioso scaturito dall‘inchiesta sulla cosiddetta “ambulanza della morte”. Accusato l’imputato, in qualità di barelliere, di avere ucciso, tra il 2014 e il 2016, tre persone.
Ora la condanna del presunto complice Agatino Scalisi a 30 anni di reclusione. Le condanne, stabilite in esito al giudizio di primo grado, non sono ancora definitive. In relazione alle stesse Garofalo ha già presentato appello, facoltà che può ancora essere esercitata da Scalisi.
Per Agatino Scalisi i Carabinieri della Compagnia di Paternò hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.U.P. presso il Tribunale di Catania su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Catania.
L’accusato, nato ad Adrano (CT) il 15.06.1975, è gravemente indiziato in ordine ai delitti di omicidio volontario pluriaggravato ed estorsione aggravata e continuata in concorso, con l ’aggravante di aver commesso tali reati con modalità mafiose e al fine di agevolare le attività illecite del clan “Mazzaglia-Toscano- Tomasello ”, attivo nel comune di Biancavilla (CT) e del clan “Santangelo ”, attivo nel comune di Adrano, considerati entrambi articolazioni locali della organizzazione mafiosa “Santapaola – Ercolano” di Catania.
Richiesto da questo Ufficio a seguito della sentenza di condanna in primo grado dello stesso a 30 anni di reclusione il provvedimento custodiale. Condanna emessa in data 25 novembre 2021 dal G.U.P. del Tribunale di Catania, all’esito del giudizio abbreviato.
Secondo la ricostruzione di questa Procura Distrettuale, condivisa dal Giudice, i malati sarebbero stati uccisi durante il trasporto con ambulanza privata dall’Ospedale di Biancavilla alle rispettive abitazioni, tramite iniezioni di aria per via endovenosa da parte degli addetti alle ambulanze.
Condannato per un solo episodio di omicidio commesso ai danni di una anziana signora gravemente malata, Scalisi Agatino, che aveva scelto il rito abbreviato. Trasportata il 05.04.2014 dall’Ospedale di Biancavilla alla propria abitazione, la donna giunse già deceduta. Condannato dalla Corte D’Assise di Catania per tre diversi episodi di omicidio aggravato invece il Garofalo.
Condannati entrambi per estorsione aggravata. Questa commessa in concorso ai danni della ditta di onoranze funebri dei fratelli Arena Giuseppe e Luca, poi divenuti testimoni di giustizia.
Secondo l’impostazione accusatoria, attraverso tale condotta gli imputati incrementavano il loro guadagno. Svolgevano infatti anche il servizio di vestizione delle persone decedute, percependo un importo aggiuntivo di circa euro 200/300.
Il Gup ha inoltre condannato lo Scalisi per il delitto di estorsione, aggravata e continuata in concorso, commessa ai danni dei titolari dell’agenzia di pompe funebri di proprietà dei fratelli Luca e Giuseppe Arena. A loro secondo l’accusa imponevano di cedere l’utilizzo gratuito e la gestione di una autombulanza intestata a uno dei fratelli. Minacciando inoltre gli stessi in modo implicito sia di cagionare gravi danni ai beni aziendali dell’agenzia, che di porre in essere ritorsioni personali.
Nel provvedimento custodiale il G.I.P. evidenziava, oltre all’estrema gravità dei fatti, anche la circostanza che lo stesso Scalisi, nel corso del processo e sino al 2020 aveva continuato, senza alcuna autorizzazione o abilitazione sanitaria, ad effettuare trasporti di malati a bordo di mezzi non idonei.