Parole molto dure quelle del ministro dell’interno, Angelino Alfano. “Noi dobbiamo distinguere chi prega da chi spara. Chi spara e’ una bestia, e’ un terrorista, e’ uno che tiene ostaggio una religione, un Dio per una volonta’ assassina. Chi prega puo’ pregare nel rispetto delle regole, delle leggi e della Costituzione italiana – ha aggiunto -. Noi monitoriamo le moschee ed i luoghi di culto. Io stesso ho espulso l’imam di San Dona’ del Piave quando ha fatto incitamento all’odio razziale ed alla violenza antisemita” ha dichiarato in occasione della visita a Palermo di oggi.
Parole che sembrano ripercorrere la stessa strada che più volte gli imam e molti musulmani avevano tracciato dopo gli attentati in Francia. Lo stesso imam Kheit Abdelhafid, della Moschea della Misericordia in piazza Cutelli a Catania, intervistato dall’Urlo, aveva preso nette distanze dal modo di vivere in questa maniera l’Islam. “Un atto criminale, – aveva dichiarato – che non c’entra con la nostra etica, con l’insegnamento del nostro Profeta”.
E’ certo che in Sicilia l’attenzione sull’immigrazione e sulla possibile infiltrazione dei terroristi rimane evidente. L’operazione Mare Nostrum non sembra aver arginato il fenomeno dell’immigrazione clandestina e nemmeno facilitato, di contro, il reale riconoscimento degli aventi diritto d’asilo. Secondo l’intelligence italiana, sono oltre 50 i foreign fighters all’interno del nostro Paese e molti altri sembra che abbiano attraversato l’Italia per giungere poi nei paesi arabi.
“Rafforzeremo i controlli – ha assicurato Alfano – ma l’attenzione è altissima”.