Una figura dimenticata e appena sfiorata dal mito: è Crisotemi, la figlia di Agamennone e Clitennestra, sorella di Elettra, Ifigenia e Oreste. Di fatto un personaggio minore nella saga degli Atridi della mitologia greca. Da qui la voglia di dedicare una pièce alla figlia cancellata: Crisòtemi – Hikikomori ad Argo è lo spettacolo tratto dal testo di Francesco Randazzo e interpretato dalla danzatrice e coreografa siciliana Alessandra Fazzino che andrà in scena venerdì 1 e sabato 2 marzo alle 21 presso lo Spazio Franco di Palermo.
Lo spettacolo fa parte della rassegna Scena Nostra, prodotta da Babel in collaborazione con Rete Latitudini e sostenuta dalla Regione siciliana e dal ministero della Cultura. Una rassegna che si propone di parlare al pubblico attraverso diversi generi e linguaggi del teatro contemporaneo. E che per questa data ha scelto proprio la figura di una donna, una figlia, menzionata appena di sfuggita dal mito: esclusa per non essersi schierata nella faida familiare, rifiutando la violenza e la crudeltà perpetrate. L’autore immagina Crisotemi chiusa nella sua stanza del palazzo di Argo attorniata da pareti di cristallo, un quadrato invisibile, in un continuo stato di solitudine e fuga dalla realtà.
La Crisotemi di Randazzo è un’eremita, una hikikomori: ci racconta il suo monologo interiore, fatto di flussi di coscienza e ricordi. Di fantasmi che la intrappolano in una vita di solitudine. Ma è anche un personaggio che, con la sua umanità, restituisce la storia e la voce dei suoi familiari: un personaggio fragile e umano che riesce ad avere la speranza di un cambiamento, di poter essere ascoltato.
Una pièce che desidera condurre il pubblico a una riflessione: «Il nostro sembra un mondo di solitudini che si intersecano velocemente senza scalfirsi, dove si è persa l’abitudine alla condivisione fisica e mentale, dove molti si sono ritrovati a vivere come dietro a un ipotetico schermo in costante distacco emotivo dagli avvenimenti e da tutti – racconta la regista – Così, come Crisotemi si rifiuta di vivere fuori dalla sua stanza cercando di annullare lo strazio che le vicende di famiglia hanno impresso nella sua carne, noi ci accontentiamo di vivere la nostra vita chiusi il più possibile nelle nostre case, nelle nostri menti e abitudini, cercando di non scalfire il precario senso di sicurezza che ci ha fatto sopravvivere finora».