Una Casa Rifugio per le donne e i loro figli vittime di violenza.
Stamane, nel giorno della festa della donna, ad Aci Sant’Antonio, si è svolta la consegna dei lavori per la realizzazione di questo progetto sociale destinato alle donne che vivono in una condizione familiare fatta di violenza e soprusi sia fisici che psicologici. Presenti il Sindaco del Comune di Aci Sant’Antonio Santo Caruso e l’Assessore con delega alla gestione
beni confiscati alla mafia, Quintino Rocca.
Il plan è stato proposto nell’ambito di “Maggiu Sicilianu”, realizzato dal Comune di Aci Sant’Antonio con il cofinanziamento dell’Unione europea, PON “Legalità” 2014- 2020, Fondo Sociale europeo e Fondo europeo di sviluppo regionale.
Rispondere alla violenza con la vita
Una Casa rifugio per le vittime di violenza soddisfa bisogni, paure e risposte di moltissime donne che non denunciano (per paura del peggio) il loro aguzzino. L’idea nasce con la consapevolezza di opporsi a violenza e omertà sostenendo donne e bambini che si trovano in una situazione di particolare vulnerabilità e offrendo loro protezione e sicurezza.
Si tratta di una struttura protetta e ad indirizzo segreto da dove le donne e i loro figli possano vivere in sicurezza. Non solo. Le ospiti sono seguite da un’equipe femminile specializzata. Ben 400 mq di spazi interni e quasi 1800 mq di spazi esterni costituiranno un luogo unico di contrasto alla violenza, quella mafiosa e quella di genere: accoglienza, protezione, legalità, supporto dei minori, coinvolgimento del tessuto sociale locale, elaborazione dati e statistiche sul fenomeno, definizione di nuovi modelli di giustizia, libertà e futuro.
A riqualificare l’immobile sarà la ditta I & T SOCIETÀ COOPERATIVA di Balestrate, che si è aggiudicata l’appalto per i lavori di recupero e rifunzionalizzazione del bene confiscato alla mafia per un importo complessivo di circa 615.000 euro.
Riacquistare se stessi
La struttura sarà ristrutturata per ospitare un massimo di 10 ospiti (il massimo consentito dalla normativa di riferimento), fra donne e minori, in cui sarà possibile offrire, accanto ai servizi di base previsti, una serie di servizi migliorativi per sperimentare un modello innovativo di inclusione sociale rivolto alle donne vittime di violenza e ai loro figli/e.
L’inserimento nella Casa, inoltre, costituisce un ampliamento dell’intervento di prima accoglienza svolto dai CAV e dai servizi territoriali predisposti, un luogo sicuro e tranquillo che permette alla donna di prendere coscienza della relazione violenta con il partner maltrattante e, con il supporto delle operatrici, di sviluppare soluzioni di empowerment: riacquisizione del senso di sé e delle proprie capacità, volontà e scelte.
G.G.