Per raccontare la Sicilia del 2025 serve l’ottimismo della volontà, a patto che, evitando suggestioni, ci si voglia riferire ai dati consolidati.
E il primo di esso ricade nell’ambito della mera sopravvivenza. A dare retta all’Istat, già nel 2023 la flessione della popolazione segnava il calo dello 0,3 per mille rispetto all’anno precedente. Per intenderci i 5 milioni di residenti sono, da tempo, scesi a 4 milioni e ottocentomila. E per evitare di rilassarci sugli allori perduti, la proiezione statistica ricorda l’impietoso traguardo del prossimo 2030, entro il quale ne perderemo ulteriormente, 250 mila.
Nel tentativo di scattare la fotografia in movimento, fino a ieri, l’Isola ha attirato aziende e imprese in funzione di quella massa critica, chiamata così dagli economisti, ovviamente i 5 milioni di abitanti, da tempo, ormai, in decrescita.
Sicilia messa male
Sul tasso di natalità in Sicilia si appunta l’occhio naturale della conservazione della specie, segnatamente quella isolana. Non potrebbe essere differentemente, giacché la mortalità, malgrado l’allungamento delle aspettative di vita, ritarda il depauperamento della popolazione, avanzando ineluttabilmente. Al riguardo, appunto, la Sicilia sta messa male con i suoi 7 nati ogni mille abitanti, nel corso del 2024. Si tratta del più basso indice di crescita in Italia. Alla provincia di Ragusa va la palma del maggiore contributo per le nascite, il 9,3 per mille. Di contro, Enna, in fondo alla classifica, chiude con il 6,6 per mille. Nel completare il quadro arido e spietato delle statistiche, una bussola impietosa del vivere umano, si segnala dal 2012 il fenomeno dei deceduti superiori rispetto ai nati.
A chi volesse osservare di trattarsi di situazione estensibile all’intera nazione, sì, arriva la conferma. Nondimeno, la Sicilia è maglia nera nella prospettiva di lasciarsi alle spalle l’inverno demografico per una serie di ragioni, qui di seguito, elencati in sintesi.
Emigrazione giovanile
In prima battuta, l’emigrazione giovanile toglie di mezzo gli attori in età produttiva. Non è poco. Manca, per dirla cinicamente, la materia prima. Segue l’aspetto della precarietà lavorativa, condizionante rispetto al formarsi della famiglia, e peggio va con la procreazione, l’acquisto della casa, i servizi, la sanità per prima. Nel frattempo trasporti, raccolta dei rifiuti e mancata tutela dell’ambiente si affollano a rendere ardua la convivenza civile.
E, vivaddio, l’assenza totale di politiche di welfare, asilo nido, congedi per genitori e di agevolazioni di orari per papà e mamme di neonati completa il ritratto della Sicilia distratta sia nei confronti delle prospettive quanto dell’esistente, se soltanto si pensasse all’impreparazione nel comparto della inesistente assistenza agli anziani.
Come reagiscono i giovani?
In quale modo reagiscono i giovani, quella minoranza rimasta nella terra dei padri? Convivono senza sposarsi e se convolano a nozze non mettono al mondo figli. Quando decidono di diventare genitori, la donna è alla soglia dell’infertilità, per cui, uno e basta.
Se si dovesse mandare il messaggio in pillole alla politica, nelle estensioni nazionali, regionali e locali, basterebbe la battuta tipica dell’impreparazione ad affrontare l’avvenire, modulata sul costo del litro d’olio, che tra qualche anno supererà il prezzo dello champagne. Ecco, mutando i termini, nel 2035, gli alunni nelle scuole avranno la flessione del 21%, pari alla diminuzione di 600 cattedre. Quanti insegnanti in meno? Quanti scolari in decrescita? Quanto minore la preparazione delle classi dirigente dell’immediato futuro? Nel frattempo con il costante invecchiamento della popolazione, se il sistema della sanità non dovesse essere potenziato, non si andrebbe incontro al collasso? Interrogativi da girare al Presidente della Regione Siciliana, ai partiti tutti, protagonisti della politica nell’isola, confidando nella capacità di impiegare le prerogative dello statuto autonomo, corroborate dalle attuali risorse economiche, in direzione di provvedimenti urgenti di tipo legislativo, riguardanti il supporto alle nascite e l’urgente riforma della sanità con il potenziamento dei servizi essenziali.








